martedì 19 giugno 2012


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“Viaggio nel Sud: Realtà e Pregiudizi” Era il 1992 quando la RAI mandava in onda “Viaggio del Sud” di Sergio Zavoli: uno straordinario affresco del nostro Mezzogiorno e dei suoi problemi. A vent’anni da questa inchiesta e partendo proprio dalle immagini e testimonianze raccolte da Zavoli, che vengono riproposte, La Storia Siamo Noi torna, con un eccezionale viaggio in 5 puntate, nelle regioni del Sud – Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia In questo spot c'è un frammento prezioso della nostra bottega,La Scarabattola.Appena dopo il Cristo Velato,segue alla carrellata sul Vesuvio il nostro caro "femminello" che alza "il panariello della tombola".Di questi tempi, è apprezzabile e coraggiosa la scelta del soggetto.Ha meravigliato anche noi. Gesù,chiste so' numeri!- per verificare se qualcosa è cambiato e soprattutto per capire quali sono i problemi e le sfide che il SudE’ passato più di un anno da quando Amalia De Simone e diversi suoi colleghi giornalisti vennero nel nostro laboratorio a raccogliere immagini delle nostre opere. La Scarabattola fu scelta da Amalia come un piccolo tassello della grande costruzione del “Viaggio nel Sud” che si apprestava a realizzare. Ricordiamo con piacere quell’incontro perché furono interessanti le cose dette e fu genuino l’entusiasmo con cui gli operatori ripresero le nostre sculture. Immagini che occorrevano ad introdurre le loro escursioni nel sud,ma già ci anticiparono che si poteva realizzare addirittura la sigla delle puntate con “cotanto materiale”. E così sarà. La Scarabattola sfilerà tra i titoli di presentazione di questo grande lavoro,di questa escursione nel sud di giornalismo coraggioso e quindi raro. Saranno i nostri diavoli ed i nostri angeli a presentare la trasmissione che,di contrappunto,mostrerà l’anima delle cose del Sud al di là del bene e del male. deve affrontare oggi. Marcello Sorgi: “Si potrebbe dire che esiste una questione meridionale aggravata dal fatto che dopo 50 anni di intervento intensivo, fatto da governi di diversa matrice politica e con metodi variati, il risultato e’ che la situazione del Sud e’ peggiore di quella che era” Per la serie “La Storia siamo noi” Rai Educational presenta “Viaggio nel Sud” di Amedeo Ricucci, in collaborazione con Amalia De Simone, Vittorio Massaro e Giulia Veltri: cinque puntate in onda da lunedì 23 febbraio a venerdì 27 febbraio tutti i giorni alle ore 08.10 su RAI 3. Esiste ancora una “questione meridionale”? E come va affrontata? Quali sono cioè i problemi reali che ritardano lo sviluppo del nostro Mezzogiorno? Non è certo casuale se in più occasioni il Presidente Giorgio Napolitano ha cercato di riportare l’attenzione sulla questione meridionale, da troppo tempo, ormai, ai margini del dibattito politico. E allora, perché questo tema non appassiona più? Giuseppe De Rita, sociologo: “la questione meridionale non e’ piu’ all’ordine del giorno anche per stanchezza. Io sono un meridionalista convinto, però mi rendo conto che dal ‘47 per 50 anni la questione meridionale e’ stata riproposta come tema centrale e a un certo punto se non viene risolto la gente si disamora, e ritiene che sia un problema irrisolvibile o che sia solo un problema dei meridionali”; “ le categorie del meridionalismo, purtroppo – spiega Vittorio Feltri, giornalista – sono ancora quelle di 100 anni fa e forse non sono piu’ sufficienti a spiegare i problemi del Mezzogiorno”. Esiste ancora, dunque una questione meridionale? Per il giornalista Marcello Sorgi: “esiste ancora e, basta guardare i dati economici principali che riguardano il Sud per rendersene conto. Si potrebbe dire che esiste una questione meridionale aggravata dal fatto che dopo 50 anni di intervento intensivo, fatto da governi di diversa matrice politica e con metodi variati, il risultato e’ che la situazione del Sud e’ peggiore di quella che era”; “certe volte – sottolinea De Rita- capisco che l’unica possibilità sarebbe stata quella di provocarli e lasciarli da soli. Vediamo quello che sapete fare!” Ma ancora oggi le regioni del Sud faticano ad offrire le stesse opportunità di lavoro, la stessa qualità di vita, addirittura gli stessi diritti offerti dalle regioni del Nord. Da qui l’idea di questo “Viaggio nel Sud” in cinque puntate tematiche. sui mali del nostro Mezzogiorno e le sfide che lo attendono. Questi i titoli delle cinque puntate: “Realtà e Pregiudizi” (in onda lunedì 23 febbraio), “Mafie e legalità”(martedì 24 febbraio), “La Malasanità”(mercoledì 25 febbraio), “Pane Amaro”(giovedì 26 febbraio), “Lo Sviluppo Insostenibile”(venerdì 27 febbraio). La prima puntata, “Realtà e Pregiudizi”, prende spunto proprio dal Viaggio nel Sud di Sergio Zavoli del 1992 e dal suo tentativo di opporsi alla corrente di pregiudizi che circolavano sul Sud. Se quei pregiudizi appaiono in gran parte superati – come dimostrano le immagini e le testimonianze raccolte oggi - permane però nel Sud una realtà fatta di sprechi, degrado e inefficienza che sembra fatta apposta per confermarli. Significativa è la storia delle opere “incompiute”, prima fra tutte la ormai famigerata autostrada Salerno-Reggio Calabria, di cui viene raccontata la lunga storia tecnica, sociale e soprattutto giudiziaria, legata cioè alle infiltrazioni di camorra e ndrangheta negli appalti per l’ammodernamento. Ancora più paradossale è la storia di due comuni – Sciacca (Ag) e Giarre (Ct) - che possono aspirare allo scettro di capitale italiana degli sprechi., con il loro sterminato elenco di opere pubbliche incompiute. “La logica dell’incompiuta – spiega Antonello Caporale, giornalista- risiede in questo dato: io non devo essere costretto dai cittadini ad offrire tutta la casa ma una stanza, non sono costretto a dare tutta la strada ma un lotto. E dunque devo dire faremo la strada e, tagliato il nastro, dopo c’e’ solo 100 metri di asfalto. Ma in questo modo io ho massimizzato il profitto elettorale. Ho creato una cosa che forse non si farà e nessuno me ne chiederà conto. L’incompiuta fa si che il bisogno non sia mai sazio e se e’ sospeso, realizzo una carta fidelity dell’elettore. Se io sazio il mio elettore, questo sara’ libero di non votarmi piu’”; De Rita: “nella cultura meridionalistica degli ultimi 50 anni il flusso di denaro e’ un elemento irrinunciabile. Quando cominciò la Cassa del Mezzogiorno, c’era un bel piano decennale e sembrò che quell’ammontare di quattrini avrebbe avuto un effetto moltiplicatore . Ma il flusso di denaro va per mille rivoli, non ha alcun senso, anzi aggrava le situazioni”. Caporale: “al Nord c’e’ piu’ rigore, un convincimento che qualcosa bisogna fare, che l’affare si può fare sulle case ma bisogna costruirle. Tangente più tangente meno ma la casa c’e’ se e’ popolare. Al Sud e’ possibile anche non fare il palazzo, oppure fare le scheletro ma senza muratura o senza divisioni. Al Sud si e’ piu’ incoscienti- ed aggiunge- il Sud e’ un capolavoro di inefficienza, un rosario di cose fatte male”; De Rita: ‘Oggi la questione merdionale è un fatto soprattutto culturale. Dobbiamo rassegnarci al fatto che il Sud rifiuta l’input esterno”. Nella seconda puntata, “Mafie e legalità”, si parla invece del giogo della criminalità organizzata, che opprime il Sud e ne condiziona sia la mentalità che le coscienze. Tante e tutte drammatiche le storie che vengono raccontate: c’è il supermercato della droga di Scampia (“almeno 20mila clienti al giorno, con un guadagno per la camorra di almeno 400mila euro al giorno”, spiegano i vice-questori Sergio Di Mauro e Michele Spina); la storia di Antonio Landieri, disabile, vittima innocente di un agguato di camorra all’epoca della fadia di Secondigliano: “non era in grado di correre - racconta il cugino, Rosario La Rossa – e per questo è finito ammazzato”; la storia di Massimiliano Carbone, il ragazzo di Locri punito con la morte dalla ndrangheta perché reso padre dalla moglie di un pregiudicato: “ non volevano che mi costituissi parte civile – racconta la madre, Liliana Carbone - e miei stessi colleghi mi hanno intimato di stare con la coda fra le gambe”. Due sono le interviste in esclusiva: parla la vedova di Domenico Noviello, il testimone di giustizia ucciso nel napoletano nel 2008 dalla falange stragista dei Casalesi capeggiata da Giuseppe Setola,, e il suo grido di dolore precede di qualche mese la morte del marito: “si, abbiamo paura – confessa, con voce preoccupata – ma non ci pentiamo di avere denunciato i nostri estorsori. Qualcuno deve pur cominciare se si vuole che la realtà del Sud cambi”. In sottofondo si sente la voce di Domenico Novello che suggerisce alla moglie: “Digli che ci sentiamo soli! Diglielo che lo Stato ci ha sostenuto solo all’inizio”. Quell’intervista avrebbe voluta rilasciarla proprio Mimmo Novello ma i cronisti, proprio perché sapevano della sua grave situazione di pericolo, decisero di far parlare sua moglie. Lui però trovò comunque il modo di farsi sentire, purtroppo un’ultima volta. Parla inoltre un secondo testimone di giustizia, che ha voluto trincerarsi dietro l’anonimato, e che lancia pesanti accuse allo Stato: “Da quando ho scelto di denunciare l’estorsione subita è iniziato il mio secondo calvario –racconta – ho capito che l’antistato funziona meglio dello stato, è più efficiente” E ancora: “A chi dovevo presentare denuncia se erano proprio esponenti delle forze dell’ordine a ritirare le tangenti per i clan! Vedevo i latitanti in compagnia di persone dello Stato”. A completare la puntata l’intervista ai magistrati napoletani Filippo Beatrice e Simona Di Monte, e ai magistrati calabresi Nicola Gratteri e Salvatore Boemi. Infine, una lunga intervista con il Presidente di Confindustria- Sicilia, Ivan Lo Bello. Nella terza puntata, “La Malasanità”, si parla di un diritto troppo spesso negato alle popolazioni del nostro Mezzogiorno: il diritto alla salute. La puntata si apre con le famose immagini realizzate da Zavoli, nel 1992, all’interno dei sotterranei dell’Opedale Cardarelli di Napoli; e torna al presente, nel 2008, con la storia di un uomo deceduto nello stesso ospedale per colpa delle “barelle killer”. Fra le altre storie che vengono raccontate c’è quella del signor Giuseppe Paesano, di Napoli, costretto a vivere con un ago nel cuore, per colpa di un intervento sbagliato; c’è la lunga odissea dei cittadini meridionali che si sono ammalati per colpa degli emo-derivati infetti: “sono decine di migliaia – racconta il presidente della LIDU della Campania – e continuano ad ammalarsi per via della scarsa informazione in materia”; c’è infine la storia positiva dell’Istituto Pascale di Napoli, che rappresenta uno dei punti di eccellenza a livello nazionale nel campo della lotta ai tumori: “siamo però penalizzati dalla scarsità dei fondi – dichiara il direttore – e questo implica che il Sud resta indietro anche nel campo della ricerca”. Un’attenzione particolare viene dedicata poi al caso della Calabria, “maglia nera” in fatto di malasanità, come testimonia la creazione di una commissione parlamentare d’inchiesta, ad hoc, per i troppi decessi sospetti, dovuti a “carenze strutturali”, che mettono “ a grave rischio la sicurezza dei pazienti”. A parlarne è l’ex assessore regionale alla sanità, Doris Lo Moro, la quale non nasconde la gravità della situazione. “La verità – dichiara - è che la politica è ancora troppo distante dai problemi reali dei cittadini. E anche nel campo della sanità le cose vanno troppo a rilento, come molte altre cose calabresi”. Da Palermo le risponde l’assessore regionale alla sanità siciliana Massimo Russo, ex magistrato. “Prioritario è il rispetto delle regole – dice Russo – solo così i cittadini potranno riacquistare fiducia nella sanità”. E proprio la storia di Massimo Russo, magistrato prestato alla politica, la dice lunga su quanto la gestione della sanità nelle regioni del Sud sia delicata, un vero e proprio “nervo scoperto”, la gestione della sanità nelle regioni del Sud. A discutere infine di differenze fra Nord e Sud in tema di sanità intervengono Vittorio Feltri, Marcello Sorgi, Antonello Caporale e la Presidente del Tribunale del malato , Maria Teresa Petrangolini. Dice Feltri: “ La sanità al Sud non funziona per un motivo molto semplice: perché viene gestita male, perché i soldi vengono ru-ba-ti!”. Dice Sorgi:”Un tempo Tangentopoli riguardava le grandi opere, i grandi appalti. Oggi si è spostata sulla sanità. E da questo punto di vista non c’è differenza fra Nord e Sud: gli scandali sono dappertutto”. Nella quarta puntata di questo Viaggio nel Sud, “Pane Amaro”(giovedì 26 febbraio), si parla di lavoro, o meglio del lavoro che al Sud non c’è. A discuterne sono l’economista Giulio Sapelli, l’antropologo Vito Teti, il sociologo Giuseppe De Rita, ed i loro interventi provano a spiegare come e perché sia fallito il tentativo di industrializzazione del Sud dell’Italia. Dice Sapelli: “è stato il fallimento di un processo di sviluppo imposto dall’alto e dall’esterno” . Dice Teti: “è prevalsa una logica di rapina del territorio, che ha vistole classi dirigenti meridionali alleate alleati con alcuni industriali senza scrupoli”. Dice De Rita: “All’industrializzazione del Sud hanno creduto un po’ tutti: Pensavamo che bastasse investire molto. E l’abbiamo fatto. Senza capire che non era così che si cambiava la realtà”. Dice Teti: “Ai tempi della Cassa del Mezzogiorno se non altro c’era un progetto. Oggi manca tutto, anche il progetto”. Diverse le realtà industriali che vengono raccontate da vicino in questa puntata: c’è la FIAT di Melfi, con tutte le speranze che il suo insediamento aveva all’epoca suscitato fra i giovani della Basilicata e le delusioni di oggi; c’è la storia dell’ex-Faini di Cetraro (CS), esempio sia dell’economia di rapina sviluppata dai gruppi industriali privati del Nord, sia dell’uso dissennato della cassa integrazione da parte dello stato; c’è l’Alfa di Pomigliano d’Arco, simbolo un tempo della classe operaia meridionale ed oggi simbolo del declino di quel modello di sviluppo; c’è infine l’Ilva di Taranto, ex Italsider, con la sua lunga catena di incidenti sul lavoro e con tutti i problemi ambientali che quello stabilimento crea. Nella quinta puntata, “Lo Sviluppo Insostenibile” (venerdì 27 febbraio), si parla del rapporto sofferto e controverso che le popolazioni meridionali hanno con l’ambiente. Si parla cioè di abusivismo, con la storia della città-fantasma sorta a Casalnuovo, alle porte di Napoli (75 stabili e centinaia di appartamenti del tutto abusivi, né mai condonati); e si racconta la storia del disastro di Soverato, del 2000, quando un camping abusivo, costruito nel letto di un fiume, venne travolto dall’acqua un’ondata di acqua; si torna infine sulla tragedia di Sarno, per verificare quanto è stato fatto per la messa in sicurezza di quella zona. Il cuore di questa puntata è dedicata al terremoto dell’Irpinia e all’emergenza-monnezza di Napoli: due temi su cui l’opinione pubblica nazionale ha polemizzato tanto e che per molti versi possono essere intrecciati. Dice lo storico Guido Crainz: “L’Irpinia ha rappresentato un punto di non ritorno nella solidarietà nazionale. L’opinione pubblica ha visto che i fondi per la ricostruzione venivano sprecati e che il Sud non era in grado di provvedere a se stesso”. Dice il giornalista Antonello Caporale: “Nasce in quei giorni quel sentimento di disaffezione nei confronti del Sud che ha poi trovato espressione politica nella Lega: ma come, noi produciamo ricchezza e loro la sprecano?”. Dice il giornalista Marcello Sorgi: “L’ emergenza monnezza a Napoli ha suscitato sentimenti analoghi. Molti giornalisti stranieri si stupivano infatti dei cittadini che protestavano ma che continuavano a buttare i sacchetti di immondizia per le strade, con scarso senso civico”. Dice il giornalista Vittorio Feltri: “I cittadini del Nord si dicono: noi abbiamo costruito i termo-valorizzatori e gli altri impianti che servono per lo smaltimento. A Napoli invece i soldi sono stati utilizzati per ingrassare le clientele. E questo non va bene”. Per capire cosa c’è veramente dietro all’emergenza-rifiuti in Campania sono intervistati Raffaele del Giudice di Legambiente e Maurizio Montalto, consulente. I quali ci ricostruiscono una situazione che è molto diversa da quella normalmente veicolata dai mass-media.

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